Il paese che vi accoglie appare come un radioso sorriso di una bocca che schiude le labbra fatte di mare e di ulivi . E’ un sorriso antico quello che invoglia l’ospite a godere delle bellezze che lo circondano e che sono l’emblema della mediterraneità: gli ulivi millenari ed il mare. La storia del paese ci riporta molto indietro nei secoli perfino in età mitologiche o comunque a civiltà pelagiche se dobbiamo dar credito ad una diceria che vuole Pisciotta fondata dagli abitanti di Molpa, località a sud est di Capo Palinuro. Molpa, insediamento pelagico che, distrutto durante la guerra gotico bizantina VI° secolo (535/553) venne abbandonato dai suoi abitanti che si rifugiarono sulla collina soprastante il mare, dove oggi sorge Pisciotta. A questa migrazione si aggiunse poi quella degli abitanti di Pixus (Policastro Bussentino) altro insediamento greco sulla costa del mar Tirreno a sud di Pisciotta, che abbandonarono il luogo attaccato dai pirati saraceni nel 915 rifugiandosi nel nostro territorio più facilmente difendibile.
In realtà la prima notizia certa di un riferimento al toponimo “Pisciotta” si trova in un Diploma di Re Ruggiero, anno 1131, il quale nel definire i confini del Feudo del Monte Centaurino, riferendosi ad una località che serve a definire i confini scrive ”…de pissottanis…” . Il dato curioso che il Diploma scritto in greco, tale era la lingua dotta dell’epoca, riporta il “de pissottanis” in latino.
Successivamente , sempre in epoca normanna nel 1144, Pisciotta viene indicata come Feudo che re Guglielmo detto il Malo conferisce a tal Niel di Pisciotta. Dopo questa data il nome viene riportato nel Catalogun Baronum. Nel 1464, ancora da Molpa, saccheggiata dai Saraceni, arrivano profughi che divengono definitivamente pisciottani; questa migrazione costituisce il maggior apporto abitativo per il paese. Intanto il regime feudale che si era instaurato, come abbiamo visto, in età normanna, prosegue indisturbato e fiorente e Pisciotta passa dai Caracciolo ai Sanseverino, poi ai Pappacoda, poi ad un generale spagnolo Sancho Martinez de Leyna, ai Pignatelli, poi ancora ai Pappacoda fino a giungere ai principi Doria d’Angri con i quali si estingue il feudalesimo perché arriva Gioacchino Murat che decreta la fine del regime feudale ed impone i Decurionati , creando così i moderni Comuni o Municipi.
Per il carattere dei pisciottani che scherzosamente si autodefiniscono: scaltri come i saraceni, imponenti come un principi normanno, artisti come gli antichi greci, signori come i nobili spagnoli e forti e giusti come un antichi romani , Pisciotta crebbe nel corso dei secoli economicamente e culturalmente. Già nel 1708 era uno dei paesi più popolati e più ricchi del Principato Citra e all’epoca fiorenti erano i traffici commerciali essenzialmente marittimi con i quali si trasportava olio e si commerciava il sale, necessario per la salagione delle alici che ancora oggi sono un prodotto tipico del luogo di cui parleremo più avanti. La presenza di produzioni agricole così tipiche, come l’olio e le alici consentiva un elevato tenore di vita di molte famiglie che non si sentivano sottoposte ai feudatari di turno e che facevano a gara per costruire palazzi che ancora oggi esprimono quello che era Pisciotta nei secoli passati.